Disturbi d’Ansia

Disturbi d’Ansia

L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.
(Jodi Picoult)

L’ansia è uno stato emotivo di tensione e di attivazione sperimentata dalla persona al pensiero di un evento pericoloso o minaccioso nel prossimo futuro. La sensazione di ansia può essere elicitata da un pericolo concreto, reale (minaccia o pericolosità all’incolumità fisica) o di fronte a un pericolo “psicologico” (minaccia alla propria autostima o all’immagine di sé).

Si tratta di una risposta fisiologica e innata di attivazione, caratterizzata da un aumento della vigilanza e dell’attenzione che ha l’obiettivo di preparare la persona ad affrontare il pericolo percepito, predisponendolo a una risposta di attacco o fuga.

L’ansia può essere fisiologica o patologica. Rientra nella prima categoria quando permette di prepararsi al meglio, in uno stato di concentrazione e vigilanza, a un evento difficile, quale ad esempio potrebbe essere un esame universitario. Al contrario diviene patologica quando viene esperita in modo così intenso da peggiorare le proprie prestazioni, produrre comportamenti di evitamento o nel caso in cui si presenti anche in situazioni quotidiane comunemente ritenute sicure.

I sintomi dell’ansia sono spesso avvertiti non solo a livello psicologico, ma anche a livello somatico e motorio. Possono essere quindi suddivisi nelle seguenti tre categorie:

  • sintomi psicologici dell’ansia: forte apprensione non commisurata alla portata dell’evento reale, nervosismo, alterazione della memoria e della concentrazione, rimuginio e preoccupazione, insicurezza e timore;
  • sintomi fisici dell’ansia: dovuti a un’ iperattivazione neurovegetativa, sono costituiti da palpitazioni, tachicardia, ipersudorazione, spasmi alla gola, dispnea, vertigini, bisogno frequente di urinare, sintomi gastroenterici, insonnia con difficoltà ad addormentarsi e risvegli frequenti;
  • tensione motoria: tremori, irrequietezza, agitazione, facilità a sussultare, contratture muscolari, cefalea tensiva.

Frequentemente nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi d’ansia è implicato un processo cognitivo denominato pensiero catastrofico, che rappresenta una modalità ideativa di immaginare tutte le possibili conseguenze negative di un evento sovrastimando le probabilità che esse si realizzino.

Nei disturbi d’ansia spesso accade che la stessa reazione di ansia venga percepita dalla persona come un fenomeno da eliminare o per cui provare vergogna. Questo contribuisce all’instaurarsi di un circolo vizioso in cui il valore catastrofico dato a possibili episodi di ansia genera un’ “ansia di provare ansia” e contribuisce a peggiorare lo stato interno della persona.

Il disturbo d’ansia spesso viene mantenuto anche dalle seguenti componenti cognitive:

  • attenzione selettiva: la persona pone estrema attenzione alla manifestazione di possibili segnali legati al fenomeno di cui è spaventato
  • rimuginio: la persona trascorre molto tempo a preoccuparsi cercando di prevedere o prevenire eventi negativi in condizioni di incertezza e di costruire mentalmente ipotetiche soluzioni
  • evitamento: la persona tende a evitare gli stimoli temuti per non incorrere nell’ansia, riducendo così il proprio grado di libertà

 

Attacchi di panico

Gli attacchi di panico sono episodi in cui la persona sperimenta un’improvvisa e inaspettata reazione di ansia e di paura in assenza di un reale pericolo, con manifestazioni somatiche di estrema intensità e interpretazioni cognitive spesso catastrofiche di ciò che sta accadendo. Si caratterizzano per raggiungere  l’apice rapidamente e per essere di breve durata (al massimo 10 minuti).

I sintomi che in genere una persona avverte durante un attacco di panico sono i seguenti:

  • palpitazioni o tachicardia
  • sudorazione
  • tremori
  • sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare
  • sensazione di soffocamento
  • vertigini, sensazione di instabilità, testa leggera o sensazione di svenimento
  • brividi o vampate di calore
  • parestesie (sensazioni di formicolio o di intorpidimento)
  • derealizzazione (sensazioni di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi separato da se stesso)
  • sensazione di perdita del controllo o di “diventare matto”
  • paura di avere un infarto o di morire

Capita frequentemente che l’intensità sintomatologica riportata durante gli attacchi e le diffuse sensazioni fisiche portino la persona a confondere l’attacco di panico con un evento organico e a fare richiesta di intervento medico chiamando l’ambulanza o chiedendo di essere accompagnati al Pronto Soccorso.

Una caratteristica diffusa nell’esperienza del panico è il forte desiderio di fuggire dal luogo in cui la persona si trova, soprattutto se si tratta di un locale chiuso, e di raggiungere la prima uscita che conduca all’aria aperta. Capita frequentemente che la persona sperimenti un senso di vergogna rispetto a quanto accaduto e abbia il timore di poter essere percepito dagli altri come un individuo debole e fragile.

In molti casi dopo il primo episodio di panico la persona sviluppa una forte preoccupazione per l’imprevedibilità e l’intensità del fenomeno, che la porta a vivere in uno stato di continuo timore per la possibilità del ripetersi dell’evento. Ciò spesso instaura un circolo vizioso, in cui i livelli di stress aumentati e l’ansia anticipatoria rendono più probabile il ripetersi di un altro attacco.

Vi sono situazioni in cui, a seguito dei primi attacchi di panico, la persona sviluppa un evitamento fobico dei luoghi in cui può essere difficile allontanarsi o uscire (ad esempio: treni, luoghi affollati, concerti, etc.) e sente un senso di protezione solo quando si trova tra le proprie mura domestiche o quando, nelle uscite, viene accompagnato da una persona cara. Tale atteggiamento viene definito agorafobia ed è una componente che in molti casi porta la persona a ridurre notevolmente il proprio grado di autonomia o a rinunciare a molte possibilità di vita sociali o lavorative.

 

Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è un quadro clinico caratterizzato dalla presenza di  pensieri o immagini mentali ricorrenti, intrusive e spiacevoli (definite ossessioni) e da rituali di azioni mentali o comportamentali messe in atto per tentare di eliminare la pericolosità del pensiero effettuato (definite compulsioni).

Le ossessioni sono avvertite dalla persona come pensieri, immagini o impulsi non controllabili che giungono alla consapevolezza in modo improvviso e che sono caratterizzate da un elemento di pericolosità che elicita una sensazione di paura o di ansia.

Alcuni esempi di pensieri ossessivi sono:

  • “Ho dimenticato di chiudere la manopola del gas”
  • “Ci sono dei germi sulle mie mani”
  • “Ho il dubbio di aver investito qualcuno con la macchina senza essermi accorto”

Le ossessioni possono riguardare anche immagini mentali (immagini sessuali, violente o legate a stati di malattia/lutti) o degli impulsi che preoccupano la persona (aggressività verso una persona cara, fare qualcosa di sconveniente in pubblico).

Le compulsioni sono azioni che spesso permettono di ridurre l’ansia esperita in seguito ai pensieri ossessivi. In molti casi sono rituali di controllo o di ordine, che rassicurano in modo illusorio la persona sullo stato di sicurezza, di prevedibilità e di risolvibilità del pericolo immaginato. Molto spesso tali rituali non sono del tutto soddisfacenti nel raggiungere uno stato di benessere e quindi vengono ripetuti con un’alta frequenza e pervasività, tali da pregiudicare il funzionamento sociale e lavorativo della persona.

Alcuni esempi di rituali compulsivi sono:

  • Rituali mentali (contare, pregare, ripetere alcune parole/frasi)
  • Rituali scaramantici (scelta di alcuni oggetti in base a colori o numeri fortunati, ripetizioni di azioni che in passato sono state associate a un buon esito degli eventi)
  • Comportamenti di pulizia o di lavaggio (lavare le mani frequentemente e/o per lungo tempo, pulire ripetute volte gli oggetti o gli spazi di casa)
  • Comportamenti di controllo (verificare ripetutamente la chiusura della porta di casa, del gas dei fornelli, della serratura dell’auto)

Spesso le persone che soffrono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo, vengono condizionate nel loro processo cognitivo da un dubbio patologico, ovvero dall’incapacità di essere assolutamente certi del verificarsi di un fenomeno e quindi dalla difficoltà nell’accettare spiegazioni basate sulla probabilità come valide e rassicuranti. E’ possibile dubitare di tutto, anche delle proprie percezioni (“Avrò guardato bene o mi sarò confuso?”, “L’ho detto o l’ho solo pensato?”).

In alcuni casi la persona che sviluppa un DOC è molto spaventata dai propri stati interni che gli appaiono poco controllabili o potenzialmente dannosi, quali l’aggressività e la sessualità. Tende ad estremizzare le conseguenze che questi vissuti potrebbero avere e a gestirli attraverso un ipercontrollo o a condotte di evitamento.

In molti casi è stato evidenziato (Mancini, 2016) anche come il timore per la colpa o per una possibile futura accusa per i propri comportamenti possa giocare un ruolo centrale nel timore del realizzarsi delle ossessioni. Il paziente DOC tende a iper-responsabilizzarsi e a sopravvalutare il proprio potere di azione sulla realtà, e spesso non concepisce una possibile assoluzione per suoi errori o mancanze.

La persona che soffre di DOC fatica a delegare i propri compiti ad altri o appare fidarsi poco del lavoro altrui. In molti casi l’altra persona è chiamata in causa solo per fornire rassicurazioni sul proprio operato o per confermare la bontà di una scelta presa.

 

Ipocondria o Disturbo d’ansia di malattia

L’ipocondria, definita oggi nel DSM-5 come disturbo d’ansia di malattia, è una condizione patologica caratterizzata dall’intenso timore che la persona avverte di avere o di poter contrarre una malattia grave. La persona spesso presenta un elevato livello d’ansia e si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute, attuando eccessivi comportamenti di controllo correlati alla salute, per esempio osserva ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia oppure effettua ripetute visite mediche anche se non consigliate. In alcuni la manifestazione di questa condizione risulta essere così intensa da essere gestita solo attraverso comportamenti di evitamento, ad esempio rimandando o non effettuando del tutto delle visite mediche prescritte che risultano necessarie.

Il Disturbo d’ansia di malattia è spesso caratterizzato dalla presenza nella persona di un dubbio patologico: il paziente sa che nella maggior parte dei casi il sintomo avvertito non è un segnale di grave malattia, ma non riesce a rassicurarsi se non è assolutamente certo di questo. Le rassicurazioni a questi dubbi spesso vengono richieste a parenti, familiari o amici, che in molti casi – dopo un periodo di accettazione di questo ruolo – divengono esasperati dalle richieste persistenti e continue.

La persona che soffre di ipocondria  interpreta in modo erroneo i propri sintomi fisici, visti come segnali di grave patologia, senza giustificazione medica a tali timori. Spesso il timore o l’ansia di malattia ha avvio da un effettivo segnale corporeo, non si tratta quindi di una sensazione immaginaria o non reale. Tale segnale, però, in molti casi fa parte delle funzioni fisiologiche del corpo (battito cardiaco, peristalsi o sudorazione) o di alterazioni fisiche di lieve entità (come ad esempio il raffreddore o un colpo di tosse). il disagio dell’individuo quindi non proviene principalmente dal sintomo in sé, quanto piuttosto dall’ansia derivante dall’interpretazione che la persona trae da quel fenomeno (ad esempio una lieve tosse viene interpretata come un possibile segno di un tumore al polmone).

In molti casi le preoccupazioni ipocondriache non diminuiscono anche a seguito di opportune rassicurazioni mediche, di esami diagnostici negativi o di una scomparsa dei sintomi avvertiti. Spesso le persone con questa patologia risultano essere insoddisfatti delle cure mediche ricevute e ritengono di non aver ricevuto le giuste attenzioni da parte dello specialista interpellato.

Frequentemente il comportamento della persona ipocondriaca, caratterizzato dal controllo e da un senso di sfiducia negli altri, porta a ricercare autonomamente le informazioni mediche sul proprio stato di salute, attraverso strumenti disfunzionali di auto-controllo, lettura di siti internet o di manuali specialistici.

 

Ansia o fobia sociale

Il Disturbo d’Ansia Sociale o Fobia Sociale, è una condizione clinica caratterizzata da un’intensa paura e un’ansia anticipatoria che la persona avverte in prossimità di situazioni sociali in cui viene richiesto di relazionarsi con altre persone. Spesso la persona che ne soffre vive un profondo timore di essere giudicato dagli altri, di mostrarsi imbarazzato, di apparire ridicolo o incapace e di venire umiliato di fronte agli altri.

Quando si trova in pubblico la persona che soffre di ansia sociale tende ad auto-monitorarsi pervasivamente, mantenendo un’elevata vigilanza e attenzione alla propria postura corporea, alle parole che pronuncia o alle reazioni che gli altri esprimono ai suoi interventi. Questi elevati livelli di attivazione nell’auto-osservarsi producono ulteriore ansia, generando un circolo vizioso. Tali auto-osservazioni presentano un’elevata quota di soggettività e portano spesso a immagini di sé distorte. Ad esempio, se il soggetto si sente lievemente accaldato può pensare che si veda un rivolo di sudore sul volto o il rossore del suo viso – segnale che ritiene porterà un giudizio negativo da parte dei propri interlocutori e/o dagli altri che lo stanno osservando.

La persona che soffre di ansia sociale in genere tende a sviluppare un’ansia anticipatoria rispetto alle situazioni in cui si troverà in relazione con gli altri. Questo vissuto lo porterà a rimuginare su ciò che incontrerà in tali situazioni, a tentare di anticipare mentalmente alcuni possibili dialoghi e a immaginare le possibili reazioni ai suoi interventi. Questo comportamento porta ad elevare il proprio stato di tensione e a ridurre la propria spontaneità nel momento in cui si incontrano gli altri.

Frequentemente la persona reagisce a questo disturbo attuando condotte di evitamento delle situazioni sociali, che lo portano progressivamente a isolarsi o a condurre una vita relazionale insoddisfacente.

In molti casi la persona che soffre di ansia sociale è molto critica verso se stessa e si auto percepisce come debole, incompetente e ridicola, mentre tende a sopravvalutare gli altri, che vengono spesso percepiti come abili, superiori e competenti.

L’ansia sociale si distingue nettamente per intensità e frequenza rispetto a caratteristiche caratteriali quali l’introversione o la timidezza. Il metro che ci permette di distinguere tra questi differenti aspetti è il grado di compromissione che la persona subisce a causa del proprio atteggiamento e il grado di insoddisfazione che la persona percepisce nella propria sfera relazionale.

 

Trattamento dei disturbi d’ansia

La psicoterapia rappresenta il trattamento elettivo per i disturbi d’ansia. Presso Milanopsy offriamo un servizio di consulenza, attraverso un primo colloquio clinico, che permette di effettuare un primo esame diagnostico della sintomatologia riportata. In seguito è possibile definire un percorso psicoterapeutico con gli specialisti dello studio, definendo una proposta personalizzata rispetto alle esigenze, alle risorse e alle problematiche presentate dalla persona.