“L’errore sarebbe vedervi un’intelligenza propria dell’anoressia.
Sarebbe il caso che questa evidente verità venisse infine acquisita:
l’ascesi non arricchisce la mente. Le privazioni non costituiscono una virtù”
(Amélie Nothomb, Biografia della Fame, 2004)
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono costituiti da un’ampia gamma di condizioni cliniche, accomunate dalla difficoltà che la persona vive in rapporto all’alimentazione e alla propria immagine corporea. I nuclei psicopatologici comuni ai disturbi alimentari, che comprendono anche sintomatologie molto differenti tra loro, riguardano:
- l’assoluta importanza data all’immagine corporea o al peso nella valutazione di sé
- l’attenzione posta al controllo del comportamento di alimentazione durante la giornata
- la presenza di un’ideazione ricorrente riguardo le tematiche del cibo e/o del peso
I comportamenti di controllo dell’alimentazione spesso si manifestano con un’attenzione pervasiva posta al conteggio delle calorie assunte giornalmente, comportamenti compulsivi di controllo delle proprie forme corporee (body-checking) o del proprio peso, episodi di digiuno o di restrizione alimentare ricorrenti, oppure, in alcuni casi, comportamenti di compenso o di eliminazione del cibo assunto.
I quadri sintomatologici più diffusi all’interno dei DCA sono:
- Anoressia Nervosa
- Bulimia Nervosa
- Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder)
A queste condizioni principali si aggiungono alcune nuove forme sintomatologiche, spesso composte da sintomi misti delle condizioni precedenti, che verranno descritte in seguito.
I disturbi alimentari sono molto diffusi attualmente: epidemiologicamente osserviamo una prevalenza dell’1% nella popolazione generale per quanto riguarda l’Anoressia Nervosa e dell’1,5% per la Bulimia Nervosa.
Tali disturbi si manifestano prevalentemente nel sesso femminile, anche se in letteratura è riportato un aumento dell’incidenza negli ultimi anni anche in soggetti maschi.
In molti casi l’esordio avviene in preadolescenza, in associazione con la pubertà, un momento in cui la persona si trova a dover fronteggiare sfide legate alla crescita e allo sviluppo, quali il raggiungimento di una maggiore maturità sessuale e la trasformazione legata ai cambiamenti fisici del proprio corpo.
Spesso i disturbi del comportamento alimentare iniziano in questa età con una dieta o con un tentativo volontario di perdita di peso finalizzato al raggiungimento di un’ideale immagine corporea.
Anoressia Nervosa
L’Anoressia nervosa è una condizione clinica caratterizzata da:
- Perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza)
- Paura intensa di aumentare di peso, anche quando esso è sotto ai livelli normativi
- Percezioni differenti rispetto alla norma del proprio peso, taglia o forme corporee
Le pazienti che soffrono di Anoressia spesso hanno una bassa autostima, ovvero una visione negativa di sé e del proprio valore. Spesso questo aspetto è accompagnato da una scarsa fiducia nella possibilità di conseguire obiettivi significativi nella vita e da un marcato senso di inadeguatezza rispetto alle proprie aspettative e alle aspettative altrui. Frequentemente le persone che vivono questa condizione utilizzano l’immagine corporea come strumento di rassicurazione della propria forza e del proprio valore.
Il giudizio su di sè della persona che soffre di Anoressia spesso risulta condizionato da un tratto personologico caratteristico: il perfezionismo clinico. Questo tratto viene definito come un’autovalutazione di sé basata su standard o aspettative esigenti e/o irrealistiche: gli obiettivi che una persona con questo tratto si pone risultano molto difficili o impossibili da conseguire. Oltre agli ideali riguardo l’immagine corporea, l’aspetto di perfezionismo si manifesta anche in ambiti extra-alimentari: rendimento scolastico/lavorativo, attività quotidiane, progettualità di vita.
Per quanto riguarda il corpo la paziente che soffre di Anoressia Nervosa difficilmente raggiunge una condizione di soddisfacimento o di raggiungimento dei propri obiettivi e tende ad aumentare progressivamente le proprie aspettative di diminuzione del peso corporeo e la propria ricerca di magrezza.
Un sintomo peculiare di questa patologia è quello della dispercezione corporea. La paziente che soffre di Anoressia Nervosa infatti tende a non valutare oggettivamente il proprio corpo e a percepire di essere sempre in sovrappeso, grossa o in difetto. Tale pensiero spesso è lo specchio della volontà perfezionistica della paziente di divenire “pura”: avere un’immagine di sé senza macchie e senza imperfezioni.
L’ipercontrollo dei propri bisogni fisiologici, in particolare del senso di fame, provoca nella paziente una sensazione piacevole di forza e di capacità di controllo dei propri impulsi. Maggiore è il senso di fame avvertito, maggiore è la percezione di vittoria nell’essere padroni di sé e del proprio corpo. Il senso di controllo alimenta un’ideale nella paziente di onnipotenza nel controllo di sé, dei propri bisogni e della realtà circostante.
Bulimia Nervosa
La Bulimia Nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che si manifesta con:
- abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo su di sé
- condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci.
- Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee, da cui dipende il livello di autostima
Il comportamento bulimico spesso inizia con un’elevata attenzione posta dalla persona al proprio peso e alle proprie forme corporee, che inizialmente sono controllati attraverso comportamenti di restrizione alimentare o di digiuno simili a quelli descritti per l’Anoressia Nervosa. In questa condizione patologica però il progetto restrittivo della persona non riesce a realizzarsi completamente e le privazioni portano a un aumento della fame e del desiderio di cibo, che poi esplode nel comportamento di abbuffata e nella sensazione di discontrollo. Ciò che la paziente descrive frequentemente, durante i comportamenti di abbuffata, è il vissuto di perdita di controllo: come se si fossero rotti gli argini di una diga, la paziente riversa il suo desiderio in una ricerca di cibo compulsiva e frenetica, che spesso si conclude solo quando le riserve alimentari a disposizione sono esaurite o quando il fisico presenta una condizione di forte malessere.
In genere dopo le abbuffate la paziente tende ad avere un intenso vissuto di colpa per ciò che è capitato e prova il desiderio di “riparare” l’atto compiuto. Nei fatti la persona mette in atto dei comportamenti finalizzati a compensare (o a eliminare) l’ingestione di elevate quantità caloriche. Questi comportamenti sono l’utilizzo del vomito autoindotto, l’utilizzo incongruo di lassativi o di diuretici, l’iperattività fisica.
Spesso vi è un vissuto di vergogna che caratterizza la paziente che soffre di episodi bulimici. Mentre la paziente anoressica frequentemente è fiera della propria forza ed esibisce (anche attraverso il corpo) i successi delle proprie restrizioni, la paziente bulimica agisce spesso in modo nascosto il proprio sintomo, segretamente, in solitudine.
Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder)
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI) è un quadro sintomatologico caratterizzato da ricorrenti comportamenti di abbuffata, che si manifestano in un’ingestione di grandi quantità di cibo in poco tempo, accompagnati da un vissuto di perdita di controllo.
In questo quadro patologico, a differenza della Bulimia Nervosa, in seguito ai comportamenti di abbuffata la paziente non mette in atto comportamenti di compenso/eliminazione (vomito autoindotto, abuso di lassativi/diuretici, etc.).
Spesso nelle pazienti che soffrono di DAI l’assunzione di cibo avviene in maniera ricorrente durante l’arco della giornata, rapidamente e con frequenza diversa, soprattutto durante le ore in cui si soggiorna in casa o in ambienti di lavoro dove è presente il cibo. In genere queste pazienti seguono un regime dietetico regolare “ai pasti”, ma è negli intervalli tra i pasti che si manifestano le assunzioni incontrollate di cibo. In molti pazienti le abbuffate si ripetono più volte nell’arco della giornata e vengono protratte per un paio d’ore o più. Non è raro riscontrare che a periodi di intense abbuffate si alternino periodi restrittivi (di dieta drastica) in cui la persona spera di recuperare il peso accumulato. L’alternanza di questi periodi spesso provoca un’alterazione significativa del metabolismo, determinando una condizione in cui la perdita di peso risulta sempre più difficile.
Una delle caratteristiche tipiche in questo disturbo, associata al comportamento di abbuffata, è il vissuto di perdita di controllo da parte della persona. Nei momenti in cui avviene l’abbuffata, infatti, la persona tende a consumare ingenti quantità di cibo in breve tempo, senza riuscire a fermarsi quando l’organismo opera la sua consueta funzione di autoregolazione attraverso il senso di sazietà o di riempimento. In questi momenti alla persona sembra che il cibo non “basti mai” e spesso l’episodio si conclude solo quando non vi sono più alimenti facilmente reperibili.
La paziente tende a vivere un profondo senso di vergogna rispetto al proprio sintomo, che nella maggior parte dei casi viene messo in atto quando si trova da sola in casa o in situazioni in cui non viene vista da altri.
A livello psicologico tale comportamento spesso serve ad annebbiare la mente della paziente, a creare un senso di stordimento e di offuscamento. Tale condizione costituisce un meccanismo di difesa per affrontare le sofferenze e le difficoltà che la persona vive nella propria quotidianità.
In molti casi, per le pazienti che soffrono di DAI, il cibo assolve anche una funzione di regolazione emotiva, ovvero viene utilizzato al fine di gestire gli stati emotivi negativi o particolarmente intensi.
Nuovi sintomi: La sindrome da alimentazione notturna (Night Eating Syndrome)
La Night Eating Syndrome, definibile anche Sindrome dell’Alimentazione Notturna, è una patologia che al suo interno racchiude una particolare combinazione di tre disturbi psicologici; ovvero di un disturbo dell’alimentazione, di un disturbo del sonno e di un disturbo dell’umore.
Tipicamente le persone affette da Night Eating Syndrome consumano una quantità molto ridotta di cibo o operano veri e propri digiuni durante le ore diurne, non consumando né la colazione né il pranzo. Nelle ore serali, invece, ritorna il loro interesse per il cibo e tendono a mangiare in eccesso nell’orario di cena e soprattutto durante le ore notturne. Frequentemente presentano episodi di alimentazione durante i risvegli notturni. Le persone con Night Eating Syndrome riportano di soffrire frequentemente di insonnia (iniziale o centrale) e di utilizzare l’alimentazione come strumento per indurre uno stato interno di riempimento che concilia il sonno. Durante i risvegli notturni riferiscono di non riaddormentarsi, a meno che non assumano cibo.
Questo comporta forti disturbi nella qualità e nella quantità del sonno con difficoltà nell’addormentamento, raggiunto solo dopo ripetute abbuffate di cibo.
Nuovi sintomi: Ortoressia nervosa
Il termine ortoressia viene utilizzato per descrivere una patologia caratterizzata dall’ossessione patologica riguardo al consumo di cibi sani e naturali, ritenuti dalla persona cibi “puri”. La persona presenta quindi un’eccessiva attenzione posta alle proprie scelte alimentari, in termini di iperselettività dei cibi scelti da ingerire e frequenti condotte di evitamento di molti alimenti considerati poco salutari.
Questo atteggiamento, che all’inizio si presenta come una semplice buona condotta alimentare associata a uno stile di vita sano, diviene poi talmente intenso da compromettere significativamente la vita lavorativa, sociale e sentimentale della persona. Diventa spesso impossibile andare al ristorante o accettare un invito a cena da amici; con il passare del tempo la gamma alimentare diviene sempre più ristretta e la qualità del cibo arriva ad essere più importante delle relazioni sociali, dell’attività lavorativa e della vita affettiva, minando il funzionamento globale ed il benessere dell’individuo.
La persona che soffre di ortoressia vive un profondo terrore di entrare in contatto e di ingerire cibi considerati “contaminati” (poco salutari, tossici o che provocano malessere al corpo). Spesso tale paura viene gestita attraverso modalità simili a quelle di un disturbo ossessivo-compulsivo, ovvero con un’ideazione ossessiva riguardante i cibi che si consumeranno durante la giornata e comportamenti compulsivi volti a ridurre il possibile rischio di “contaminazione”.
Spesso può essere riconosciuto attraverso i seguenti comportamenti del soggetto:
- la necessità di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti (si evitano i cibi che possono contenere coloranti artificiali, residui di pesticidi, ingredienti geneticamente modificati, alimenti che contengono troppo sale o zucchero)
- forte preoccupazione al pensiero di cosa mangiare, con conseguente pianificazione dei pasti con diversi giorni di anticipo, nel tentativo di evitare i cibi ritenuti dannosi
- impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e nell’acquisto degli alimenti a scapito di altre attività
- preparazione del cibo secondo procedure particolari ritenute esenti da rischi per la salute (ad es., cottura particolare dei cibi o utilizzo di un certo tipo di stoviglie)
- sentimenti di colpa e forte disagio se non vengono rispettate le regole auto-imposte
Nuovi sintomi: Vigoressia (o anoressia reverse)
Il termine vigoressia indica una patologia caratterizzata dall’ eccessiva attenzione che il soggetto pone allo stato della muscolatura del proprio corpo. Si tratta una forma di dismorfia muscolare, prevalentemente maschile. Frequentemente il soggetto tende ad avere una percezione distorta del proprio corpo e, nonostante presenti un fisico muscoloso, a percepirsi eccessivamente gracile, debole o poco muscoloso.
Nella vigoressia vi è frequentemente la ricerca di un ideale di perfezione corporeo esasperato, portato all’estremo. Viene anche chiamata complesso di Adone in quanto frequentemente tale patologia implica l’esercizio fisico compulsivo, diete iperproteiche ed abuso di anabolizzanti, per la vergogna e la convinzione di apparire piccoli o deboli. Per ottenere il corpo desiderato le persone che ne soffrono si sottopongono anche a meticolose diete in cui sono ammessi solo alimenti iperproteici, importanti per lo sviluppo muscolare, mentre sono categoricamente esclusi cibi ad alto contenuto di grassi e carboidrati. Inoltre, presentano compromissioni in aree importanti del loro funzionamento (sociale, occupazionale, relazionale): i soggetti affetti da tale disturbo possono allenarsi per più di due ore al giorno, talvolta sacrificando importanti impegni sociali, e compromettendo la loro salute fisica.
Spesso è presente un continuo confronto con gli altri da cui il soggetto esce nella maggior parte dei casi perdente: troppo magro, poca massa, troppo poco allenamento.
Tale condizione di disagio si può riconoscere attraverso i seguenti comportamenti messi in atto in modo eccessivo dalla persona:
- L’ossessione per l’esercizio fisico
- Andare in palestra per molte ore, anche quando si è indisposti
- Guardarsi allo specchio in modo continuo
- Il non mostrare i tanto agognati muscoli, ma al contrario, nasconderli per la vergogna di non aver ottenuto la perfezione
- L’uso di steroidi anabolizzanti nonostante gli effetti collaterali dannosi
- Fare attenzione in modo ossessivo alla quantità di proteine assunte.
Trattamento dei disturbi del comportamento alimentare
Il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare è effettuato, nel rispetto delle linee guida internazionale, attraverso un trattamento multidisciplinare integrato composto dall’intervento di più specialisti (psicoterapeuta, nutrizionista, medico).
Presso Milanopsy offriamo un servizio di consulenza, attraverso un primo colloquio clinico, che permette di effettuare un primo esame diagnostico della sintomatologia riportata. In seguito è possibile definire un percorso psicoterapeutico con gli specialisti dello studio, definendo una proposta personalizzata rispetto alle esigenze, alle risorse e alle problematiche presentate dalla persona.
Milanopsy si avvale anche della collaborazione di nutrizionisti e medici specializzati, che possono affiancare il percorso psicoterapeutico e renderlo più efficace.